LA DIGITALIZZAZIONE DELL’AUDIO HA PORTATO A UN SUO PIÙ SEMPLICE TRASPORTO E COLLEZIONE, MA ANCHE A UNA NECESSARIA PERDITA DI QUALITÀ
E la differenza
non è proprio marginale: anche l’audio dei CD, il media che ha dato il via alla rivoluzione digitale, non è altro che una rappresentazione approssimata, in forma numerica, di un suono e, per quanto convincente essa sia, offre una resa uditivamente migliore di un vecchio LP solo per i limiti fisici di quest’ultimo, soggetto all’usura e all’inquinamento di grasso e polvere nel microsolco. Partire dai CD tuttavia ci è utile per capire la filosofia dietro a MQA.
MASTER QUALITY AUTHENTICATED
I compact disc contengono musica campionata a 16 bit con una frequenza di 44.100 volte al secondo (44,1 KHz). Questo significa, in termini informatici, che ogni secondo di registrazione conterrà 44.100 “numeri” e che ogni minuto occuperà circa 10 MB di spazio. Allo scopo di ridurre le dimensioni dei file, quando ancora viaggiavamo su Internet con i lentissimi modem da 56 Kbps, nacquero i più famosi algoritmi di compressione lossy come sua maestà l’Mp3. Il loro pregio è sempre stato quello di consentire il trasporto della musica con facilità, nonché lo stoccaggio di una grande quantità di file nelle rinsecchite memorie flash dei primi lettori portatili, ma tutto questo è avvenuto al prezzo di un sostanziale abbruttimento del suono, visto che gli algoritmi lossy basano gran parte della loro efficienza sull’abbattimento di tutte le frequenze considerate inutili, perché “inudibili” dall’orecchio umano.
LADDOVE IL CLASSICO FORMATO MP3 CONTIENE MUSICA CAMPIONATA A 16 BIT, L’AUDIO REGISTRATO TRAMITE L’ALGORITMO MQA PARTE DA UNA RISOLUZIONE DI 24 BIT
Nella lunga trafila che separa l’audio dallo studio di registrazione (campionato a 24 bit, con frequenze tra i 96 e i 192 KHz) ai nostri hard disk, dunque, si passa per una serie di approssimazioni e di potature che si pagano con una sostanziale perdita di dettaglio. Ora, la sensibilità con cui ciascuno di noi può apprezzare la differenza tra l’audio originale e la sua versione compressa in Mp3
è del tutto soggettiva e dipende da fin troppi fattori, non ultimo l’hardware a disposizione, ma non c’è alcun dubbio che questa differenza esista e che sia particolarmente evidente quando i circuiti preposti alla conversione digitale/analogica (DAC) e i diffusori sono di buona qualità. È esattamente qui che entra in gioco
MQA, forte di un algoritmo che l’azienda produttrice definisce (con eccessivo ottimismo) “lossless”, senza perdita di qualità, ma che in realtà è anch’esso di tipo lossy, solo che parte da una risoluzione di 24 bit e da una frequenza di 96/192 Khz e, per ottenere i migliori risultati, adotta tecniche di campionamento avanzatissime, sfruttando le famose frequenze alte “inudibili” per memorizzare ulteriori informazioni sullo spettro di frequenze udite e ricostruire, in questo modo, l’audio analogico originale con maggiore fedeltà.
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